Da sempre la meditazione riconosce grande potere al corpo e alla sua connessione con la mente. Questa forte relazione è alla base di ogni tipo di meditazione e viene poi declinata in diversi modi a seconda delle filosofie, delle religioni e delle antiche tradizioni dalle quali le diverse discipline meditative prendono le mosse.
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Non fa eccezione la meditazione kundalini: al contrario, si tratta di una delle pratiche meditative che mettono maggiormente al centro questo legame, affidando al corpo una immensa importanza nel guidare la mente verso la piena consapevolezza spirituale. Vediamo come e perché.
Cos’è la meditazione kundalini
La meditazione kundalini è una delle meditazioni di Osho e ha come obiettivo il risveglio della kundalini: per capire cosa questo significhi è necessario indagare innanzitutto le origini del nome di questa pratica meditativa.
“Kundalini” deriva dalla parola “kundala”, che significa “avvolta”, o “arrotolata”. Il suffisso -ini indica invece il genere femminile. Questo termine fa riferimento all’energia kundalini, una forma di energia che si trova, secondo il pensiero alla base di tale pratica meditativa, alla base della colonna vertebrale, avvolta su stessa in tre spire, proprio come se fosse un serpente.
Obiettivo finale della meditazione kundalini è risvegliare questa energia per raggiungere la piena consapevolezza di sé e del mondo, liberando appieno tutto il suo potenziale.
Finché la kundalini è latente, infatti, essa rappresenta l’illusione mortale, poiché attira l’energia verso il basso e verso l’esterno, verso la coscienza materiale che è oscura e ingannevole, non permette di cogliere la vera essenza del mondo. Rappresenta il legame con la realtà materiale che impedisce la vera conoscenza e, per questo, conduce verso la sofferenza.
Soltanto risvegliando la kundalini è possibile vincere questa condizione ed allontanarsi dalle pulsioni che spingono verso la realtà materiale, provocando desideri che si traducono in insoddisfazioni. Nell’assenza di desideri materiali, la mente può trovare la pace nella piena conoscenza.
La meditazione kundalini è una meditazione relativamente recente, della quale si hanno tracce soltanto a partire dal XII secolo. Per lungo tempo si è trattato di una disciplina trasmessa soltanto da maestro ad allievo. Ha iniziato a diffondersi in modo massivo in Occidente soltanto nel secolo scorso; è stata resa popolare da Osho e oggi è meno praticata di moltre altre discipline più note.
Di fatto, la meditazione kundalini ha molto in comune con le altre pratiche più antiche e più diffuse: consente di raggiungere il benessere e la consapevolezza, ma attraverso un percorso che esula dalla pura esperienza contemplativa e si arricchisce di una ulteriore esperienza che coinvolge sia il corpo sia la mente.
La meditazione kundalini rientra nella più ampia disciplina della meditazione tantrica, che a sua volta è alla base della meditazione yoga. Si tratta di un gruppo di tecniche di meditazione volte a sviluppare la coscienza del corpo partendo dalla liberazione dei chakra e dal libero fluire dell’energia nei loro canali, detti nadi. Vedremo più avanti cosa ciò significa in dettaglio.
Cos’è l’energia kundalini
Le tre spire nelle quali è avvolta la kundalini rappresentano idealmente la triade che caratterizza molti aspetti della vita: può essere interpretata come il rapporto tra passato, presente e futuro, oppure tra la veglia, il sonno e il sogno, oppure ancora tra l’armonia, l’azione e la materia.
Anche se la kundalini è relativamente recente, si lega a una simbologia decisamente antica: possiamo ritrovare il serpente o la spirale come simbolo di conoscenza già in tempi antichi e in molte popolazioni. Il legame tra serpente e conoscenza assume connotazione negativa all’interno della religione cristiana, mentre in Grecia e nell’antico Egitto era prevalentemente legato al concetto del tempo e della salute.
Tutti questi elementi in triade contrapposta possono essere ricondotti a un’unica sintesi: questo, appunto, è il risultato del percorso di conoscenza e consapevolezza che passa idealmente per il risveglio e la distensione della kundalini, risolvendo la sua tripartizione. Anche il numero delle spire è interessante: il numero 3, sin dai tempi di Pitagora, è considerato il numero della perfezione, nonché un numero associato alla conoscenza.
La kundalini può essere considerata un’energia a spirale ed è un’energia di tipo generativo. Essa si trova, sopita, in ognuno di noi, ed è collocata nella zona dell’osso sacro. Il suo risveglio, dunque, è un obiettivo che può essere perseguito da qualunque essere umano attraverso la meditazione. Una volta risvegliata, la kundalini dona la piena realizzazione spirituale. L’energia kundalini, inoltre, ha una forte connessione con l’energia sessuale, che durante la meditazione viene convogliata e tramutata in energia spirituale.
La kundalini è presente in modo latente in ogni essere umano e secondo la tradizione yogica è responsabile della formazione del bambino nel grembo materno: si tratta quindi di un’energia generatrice, che dopo il momento della nascita si arrotola alla base della colonna vertebrale e resta intatta, fino al momento della morte.
La meditazione kundalini non è l’unica disciplina a fare riferimento a questo tipo di energia: in altre tradizioni essa è presente ma assume altre forme, come energia pranica, energia Chi o bio-energia. In tutti i casi, si fa riferimento a un’energia vitale naturalmente presente nel corpo, il cui equilibrio e la cui liberazione comporta maggiori energie, maggiore benessere e maggiore consapevolezza nella persona che riesce a liberarla o farla fluire liberamente.
Il risveglio della kundalini
Il risveglio della kundalini al quale fa riferimento la disciplina diffusa da Osho comporta una serie di percezioni sia fisiche, sia mentali. Si tratta di un’energia che permette di liberare il potenziale spirituale, ma che nel momento in ciò avviene ha un potere dirompente.
Il risveglio della kundalini può avvenire sia in modo graduale, con l’energia che si libera poco a poco, oppure può avvenire attraverso il suo improvviso srotolamento. Si tratta comunque di un processo estremamente fisico: il risveglio della kundalini coinvolge gli organi vitali, il cuore, la testa, si riflette sull’intestino. Mentre questo avviene, un’esplosione di sensazioni ed emozioni travolge la persona, che può sperimentare un senso di sorpresa, di caos, di paura e di beatitudine, creatività, energia e stanchezza.
È un universo di sensazioni intense che si può protrarre per mesi in chi risveglia questa energia e che, nel picco del momento del risveglio, si può manifestare anche con movimenti incontrollati del corpo, tremori, visioni. Il risveglio della kundalini è inteso come un potenziamento naturale dell’energia del corpo, della mente e dello spirito.
Il ruolo dei chakra nel risveglio della kundalini
Il risveglio della kundalini è il fine ultimo della pratica meditativa, ma non può essere raggiunto se prima non vi è un completo equilibrio di tutti i chakra. Per questo il risveglio della kundalini non è un risultato immediato, né garantito. I Chakra sono elementi fondamentali di molte culture orientali: in sanscrito, il termine significa “ruota” o “cerchio” e sono considerati i centri energetici del nostro corpo.
Vengono identificati 7 chakra principali, disposti lungo una ideale linea retta nel nostro corpo, e ad ognuno di essi sono attribuite caratteristiche specifiche e determinate emozioni, sensazioni, funzionalità mentali e spirituali. Oltre ad essi, vi sono molti altra chakra secondari lungo il corpo e la salute del corpo e della mente dipende in larga misura dal loro equilibrio generale. Da qui deriva l’approccio delle medicine orientali, come della medicina cinese, che considera il corpo come entità unica e non cura il singolo organo, ma l’intero organismo.
Ad ogni chakra è inoltre associata una specifica ghiandola endocrina, ovvero le ghiandole responsabili della produzione ormonale del nostro corpo. Si dice che i chakra siano “aperti” quando la loro energia è attiva, riesce a scorrere in modo fluido e gli organi ad essi associati riescono a svolgere al meglio le funzioni vitali alle quali sono deputate.
Accade, però, che dei traumi, delle tensioni fisiche o emotive, oppure psicologiche provochino la chiusura di uno o più chakra. In altri casi, invece, essi risultano sovrastimolati, dunque caratterizzati da un sovraccarico energetico.
Questa condizione può coinvolgere ogni chakra presente nel nostro corpo, non solo i principali sette. Quando questo accade, si ha un disequilibrio che si può manifestare con dolori fisici o emotivi, con difficoltà e affaticamento a livello di specifici organi oppure con difficoltà e blocchi emotivi che la persona non riesce a superare.
I chakra sono connessi tra loro tramite canali energetici lungo i quali fluisce liberamente il prana, ovvero l’energia vitale. Quando si verificano questi squilibri, l’energia vitale non riesce più a fluire correttamente, causando sofferenza.
Attraverso la meditazione o altre discipline come lo yoga o lo shiatsu, per citare qualche esempio, è possibile riequilibrare i chakra e ripristinare il corretto fluire dell’energia vitale del nostro corpo.
Durante la meditazione, il risveglio della kundalini non può avvenire se tutti i chakra non sono aperti e se l’intero corpo non è in armonia (stato che si riflette anche sull’emotività e la psiche della persona). Ecco perché ogni pratica meditativa ha in comune con le altre l’attenzione all’equilibrio generale del corpo e della mente, considerati nel loro insieme.
La tradizione non si esime dall’individuare perfino poteri che potremmo definire paranormali, in caso di risveglio dell’energia vitale. In particolare, all’interno del libro “La scienza sacra” di Sri Yukteswar sono descritti 8 effetti del risveglio della kundalini nei chakra:
1. Anima: il potere di rimpicciolire a piacimento il proprio corpo o qualsiasi altra cosa, addirittura fino alle dimensioni dell’atomo (anu).
2. Mahima: il potere di rendere il proprio corpo o qualunque altra cosa mahat, cioè tanto grande quanto lo si desideri.
3. Laghima: il potere di rendere il proprio corpo o qualsiasi altra cosa laghu, cioè tanto leggera quanto lo si desideri.
4. Garima: il potere di rendere il proprio corpo o qualsiasi altra cosa guru, cioè tanto pesante quanto lo si desideri.
5. Prapti: il potere di ottenere qualunque cosa si desideri (apti).
6. Basitwa: il potere di portare ogni cosa sotto il proprio controllo (basha).
7. Prakamya: il potere di soddisfare ogni desiderio, kama, con un’irresistibile forza di volontà.
8. Ishitwa: il potere di divenire isha, Signore di ogni cosa.
La meditazione kundalini secondo Osho
Esistono diversi modi per risvegliare la kundalini, sia attraverso la meditazione, sia attraverso lo yoga. Osho, in particolare, ha incluso la kundalini all’interno delle sue meditazioni dinamiche indicando alcune modalità per stimolarne il risveglio.
Una delle indicazioni più importanti riguarda l’intenzionalità: il movimento del corpo che deriva dal risveglio della kundalini, infatti, deve essere accolto, ma non forzato o guidato.
La meditazione kundalini non ha a che fare con l’esecuzione di movimenti razionali ed eseguiti con intenzionalità: sarebbe un errore cercare di indurre il risveglio della kundalini in modo fisico, semplicemente imitando i movimenti che si pensa dovrebbero insorgere.
Spiega Osho: “Se stai praticando la meditazione kundalini, accogli lo scuotimento, ma non farlo! Percepiscilo mentre arriva e, quando il tuo corpo manifesta spontaneamente un piccolo tremito, incoraggialo, ma non farlo! Goditelo, sentiti estatico!”.
Se si cerca di riprodurre fisicamente lo scuotimento che caratterizza il risveglio della kundalini, tutto ciò che si otterrà sarà un esercizio fisico, qualcosa di superficiale, che non potrà avere effetti positivi dal punto di vista spirituale e l’obiettivo della meditazione non sarà raggiunto. Al contrario, la pratica guidata dall’intenzione razionale risulterà inutile.
Ciò che avviene con il risveglio della kundalini, specifica Osho, è infatti esattamente il contrario di ciò che è un atto razionale. Il risveglio della kundalini è uno scuotimento che distrugge la stabilità razionale e la sgretola come si sgretola una roccia, rendendo la coscienza finalmente fluida, scorrevole, parte del tutto. A quel punto non sarai più una persona che si scuote, ma diverrai lo scuotimento stesso; la persona che si scuote non esisterà più.
La kundalini e le meditazioni dinamiche di Osho
La kundalini e le altre pratiche definite meditazioni dinamiche di Osho condividono una caratteristica che le rende differenti da tutte le altre forme di meditazione più note e diffuse.
Prova a immaginare una persona che pratica una meditazione: nella tua mente vedrai qualcuno seduto, o in piedi, ma in ogni caso fermo, raccolto, immobile, ad occhi chiusi, concentrato sulla propria respirazione e su di sé, quasi come fosse una statua.
Le meditazioni dinamiche di Osho sono tutta un’altra cosa! Si fondano, al contrario, sul movimento intenso e non razionale, non ragionato, come veicolo di espressione di energie forti. Si tratta di una concezione di meditazione che si lega alla realtà moderna dell’uomo occidentale, immerso in una vita frenetica, fatta di dinamismo ma anche di costrizioni. Il movimento delle meditazioni dinamiche è spontaneo, naturale, libero da vincoli: è pura espressione di energia senza convenzioni e briglie sociali o razionali.
La meditazione dinamica di Osho è nata per consentire all’uomo moderno di riscoprire la pace e il silenzio, assecondando una modalità di espressione ormai perduta: oggi che ogni gesto è codificato, mediato, controllato, può risultare difficile muoversi in modo libero e senza pensare.
In più, la meditazione dinamica permette di liberare tutta quell’energia fisica che nel mondo contemporaneo non trova più spazio d’espressione, schiacciata da una razionalità che ha invaso ogni aspetto della vita.
Osho considera infatti le meditazioni dinamiche come forme di meditazione più facili da approcciare per l’uomo occidentale rispetto ad altre meditazioni meno vicine alla nostra cultura, che pertanto potrebbero richiedere più sforzo iniziale per riuscire a trovare la giusta concentrazione, sebbene i risultati non tardino poi ad arrivare.
È quindi attraverso il movimento, anziché la pura contemplazione raccolta e silenziosa, che l’uomo moderno abbandona temporaneamente la mente razionale e inizia a comprendere la propria natura e il mondo, ma soprattutto a percepire la propria energia vitale e a compiere i primi passi verso il risveglio della kundalini.
Come avrai modo di leggere più avanti, la meditazione kundalini non prevede per forza soltanto forme di meditazione molto attive e dinamiche, tuttavia il suo principio fondante è sempre legato al movimento.
Come praticare la meditazione kundalini
Come visto, esistono molti modi per risvegliare l’energia vitale kundalini. Anche la pratica della meditazione può svolgersi in modi differenti e soltanto attraverso l’esperienza si potrà capire quale forma di meditazione è la più adatta per il proprio percorso personale.
Puoi iniziare la meditazione kundalini provando questa pratica suddivisa in quattro fasi.
Prima fase: stai in piedi e sciogli liberamente il corpo. Rilassati. Cerca di compiere ogni movimento in modo naturale, assecondando un istinto, senza farti guidare dalla mente razionale. Lascia che sia il tuo stesso corpo a capire come muoversi in libertà, sia attraverso piccoli gesti, sia attraverso grandi movimenti, rapidi o veloci: ciò che ti viene spontaneo fare è ciò che è corretto fare. Dedica a questa parte della meditazione 10 o 15 minuti. Puoi tenere indifferentemente gli occhi aperti o chiusi, a seconda di cosa ti permette di lasciarti maggiormente andare e di abbandonare la mente razionale.
Seconda fase: trasforma il tuo movimento in una danza. Anche in questo caso, lascia che sia il corpo a guidarti e a esprimersi in piena libertà: asseconda il ritmo, ma non importi movimenti che rientrano nella tua concezione razionale di danza: non devi eseguire movimenti codificati, ma concedere al tuo corpo la possibilità di esprimersi e, semplicemente, essere. Asseconda il suo movimento in modo non giudicante. Concentrati su questa fase per circa 10 – 15 minuti.
Terza fase: successivamente, dedica qualche minuto all’ascolto di tutto ciò che sta avvenendo dentro e fuori di te. Chiudi gli occhi e resta immobile, in posizione seduta oppure in piedi, lasciando che la contemplazione faccia vagare la mente e il pensiero. Anche in questa fase, cerca di fare in modo che sia la mente contemplativa a guidarti, distaccandoti dal pensiero razionale.
Infine, dedica qualche ulteriore minuto alla quarta fase: sdraiati e resta immobile, con gli occhi chiusi, a percepire le tue sensazioni e le tue emozioni. Riprendi poi gradualmente coscienza, lentamente, per mantenere le sensazioni positive con te il più a lungo possibile.
Svolgendo queste attività meditative, ti renderai probabilmente conto che è assai difficile, all’inizio, lasciare che sia il tuo corpo a guidare te anziché il contrario; lasciare che sia la tua mente a osservare anziché decidere e inviare segnali. Si tratta effettivamente di qualcosa che non siamo abituati a fare: nella società moderna, la mente razionale è tutto ciò che conta.
Potrai però vedere che questa abilità si sviluppa e cresce con la pratica regolare della meditazione. Allo stesso modo, non aspettarti che il risveglio della kundalini avvenga in modo immediato, in poche sedute di meditazione.
Una connessione così profonda e spontanea con la propria energia vitale non è frutto di un percorso rapido e semplice: ci possono volere settimane, mesi, anni, oppure può non essere sufficiente una vita. Da questa forma di meditazione trarrai comunque benefici e una migliore conoscenza del mondo e di te stesso, che avrà impatto positivo in diversi modi e ambiti della tua vita.
Il risveglio della kundalini attraverso la respirazione
Come detto, il risveglio della kundalini può avvenire attraverso diverse modalità, non per tutte legate a una forma di meditazione dinamica molto attiva, anche se la meditazione kundalini prevede comunque sempre la concentrazione sul movimento. Ecco, ad esempio, una pratica meditativa che prevede il risveglio della kundalini attraverso una meditazione fondata sulla respirazione e sui movimenti del corpo che la producono.
Inizia la meditazione assumendo posizione seduta e assicurati di essere comodo. Puoi assumere la posizione del loto, con il dorso di ciascun piede poggiato sulla coscia opposta, oppure assumere la posizione facilitata con un piede poggiato a terra. In tal caso, ricorda di invertire regolarmente il piede poggiato a terra per evitare squilibri.
Se, invece, preferisci assumere altre posizioni, puoi sperimentare e individuare quella più adatta: ciò che è importante è che tu ti senta comodo e a tuo agio, senza che insorgano fastidi o dolori a distrarti durante la pratica.
Poi, chiudi gli occhi e porta la tua attenzione sul respiro. Percepiscilo lungo la schiena: quando inspiri, immagina l’aria che scende fino alla base della colonna vertebrale, percepiscine il passaggio. Quando espiri, percepisci il flusso dell’aria che risale e immagina che prosegua su, fino alla testa. Prova a immaginare di spostare la fonte del tuo respiro proprio all’altezza della nuca, come se l’aria entrasse fino ai polmoni e proseguisse poi il suo percorso fin sopra la testa.
Non essere troppo rigido: se senti la necessità di muovere il tuo corpo, fallo senza trattenerti. Lo scopo del focalizzare la tua attenzione sul percorso della respirazione, infatti, è quello di “suggerire” la direzione all’energia kundalini, ma senza contenerla: se l’energia tenta di fluire in altre direzioni, lascia che ciò avvenga liberamente.
Prosegui nella meditazione lasciando che il respiro si faccia via via più intenso, lento e profondo e accogli tutte le sensazioni che ne derivano e che coinvolgono il tuo corpo. Accogli l’energia che si fa più pesante e più potente.
A questo punto puoi passare alla seconda fase della meditazione, anch’essa concentrata sulla respirazione ma con una differenza: ora immagina di spostare il respiro verso la fronte.Quando espiri, immagina che questo avvenga in una posizione più in alto del naso, sù, in mezzo alla fronte, tra le sopracciglia. Poi, immagina che l’aria scenda verso la gola, fino a raggiungere il chakra del cuore. Quando senti il respiro all’altezza del cuore, fermati ed espira. Poi, immagina di inspirare dalla base della colonna vertebrale. A questo punto, sei pronto per affrontare la terza fase, quella del risveglio.
Non è facile indicare le esatte modalità per attuare il risveglio della kundalini: possono esistere percorsi più o meno efficaci e diversi da individuo a individuo. Una tecnica diffusa consiste nel ripetere nella mente il nome di un maestro illuminato, che sia un guru o un santo, che si sente particolarmente vicino. Deve essere il nome di una persona che ammiri, che riconosci come maestro spirituale, da ripetere come se fosse un mantra.
Puoi ripetere il nome sia inspirando, sia espirando: questo serve ad assorbire la Shakti della persona di cui stai ripetendo il nome, la sua energia e il suo stato di beatitudine. In assenza di una figura di riferimento, si può ripetere una parola positiva e semplice, come “pace”.
L’importante è che sia una parola immediata e che rispecchi la condizione che desideri raggiungere.
Una volta terminata la pratica, sciogli la posizione della meditazione lentamente, poco alla volta, per conservare il senso di energia e benessere che ne è scaturito. Assapora le sensazioni positive che stai provando e cerca di portarle con te il più a lungo possibile.
Il vantaggio del mantra, rispetto ad altre pratiche come il respiro o la visualizzazione, è che riesce a sostituire i discorsi interiori, che sono solitamente la forma più sostanziale del pensiero cosciente, quella più difficile da abbandonare, e che sono la principale forma di distrazione durante la meditazione buddista.
I benefici della meditazione kundalini
Il massimo beneficio della meditazione kundalini è facile da individuare: è il risveglio della kundalini, il risveglio finale dell’energia generatrice che permette di raggiungere un maggiore stato di consapevolezza, di benessere e di sensazione di avere un corpo e una mente più energici. I benefici, però, non finiscono qui: ecco alcuni effetti positivi che sono stati comprovati sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista fisico.
Rilassamento e rigenerazione della mente
La meditazione kundalini ha un effetto benefico immediato, anche in chi la pratica per la prima volta: un effetto che poi si manifesta in modo sempre più intenso mano a mano che si acquisiscono maggiori competenze e una maggiore capacità di concentrazione, rilevabili scientificamente. Il rilassamento, infatti, è pressoché immediato.
Alcuni studi hanno rivelato che il cervello, durante la meditazione kundalini, produce onde alfa. Cosa significa questo? Le onde alfa sono onde cerebrali che vengono solitamente prodotte durante uno stato di rilassamento, uno stato di sonno lieve. Queste variazioni all’interno del cervello sono estremamente importanti: il riposo permette di rigenerare il cervello ed eliminarne lo stress accumulato nel corso della giornata.
Il sonno permette anche di sedimentare i ricordi e di preservare il corretto funzionamento della memoria: non a caso, uno degli effetti collaterali che puoi sperimentare in assenza di sufficiente sonno è proprio una maggiore difficoltà di concentrazione e di memoria. La meditazione kundalini, dunque, influendo positivamente sul cervello, è in grado di produrre un senso di rilassamento e migliorare le capacità mnemoniche e di concentrazione.
La maggiore abilità di concentrazione offerta dalla meditazione kundalini, inoltre, deriva anche dal fatto che la pratica abitua ad eliminare gli stimoli esterni ininfluenti e a concentrarsi soltanto su ciò che conta in quel momento: la libertà della mente e del corpo, la loro corretta percezione ed espressione. Allo stesso modo, questa abilità si riflette poi nella vita di tutti giorni, rendendo più semplice mantenere quella connessione con se stessi fondamentale per fare scelte consapevoli e mantenere lo sguardo fisso verso il proprio obiettivo.
Tutto ciò si riflette sulla produttività, che aumenta nelle persone che praticano regolarmente la meditazione. Anche in questo caso, la differenza sostanziale risiede nella capacità di concentrarsi maggiormente e mantenere un pensiero lucido, con piena potenzialità di memoria e capacità decisionale.
Non solo: uno studio del 2012 ha messo in luce quanto la pratica della meditazione abbia risvolti positivi sul lavoro anche più ad ampio raggio, aiutando a migliorare la gestione dei rapporti interpersonali e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Con la meditazione, infatti, diviene più semplice riuscire a rapportarsi con empatia con il prossimo, ma anche sapere meglio cosa si desidera per sé e quali scelte effettuare per poterlo ottenere, con uno sguardo più lucido che permette di andare verso l’organizzazione della propria vita e del proprio lavoro per coltivare il proprio benessere.
La meditazione influisce positivamente sull’emotività e lo stato psichico anche in altri modi: mettendo a confronto due gruppi di persone, uno sottoposto a meditazione per 14 settimane e un gruppo di controllo, le persone che hanno praticato la meditazione hanno mostrato miglioramenti nella capacità di gestire le critiche, minori dolori muscolari e articolari, riduzione di medicinali tranquillanti.
Ansia, depressione e altri disturbi psichici
Gli effetti positivi sulla mente non finiscono qui: è stato dimostrato che la meditazione influisce positivamente sui sintomi di alcuni disturbi psichici come ansia e depressione. La kundalini non è da meno: un interessante studio pubblicato nel 2004 ha aiutato a far luce proprio su queste proprietà della meditazione.
In particolare, la meditazione kundalini si è rivelata utile per contrastare il disturbo ossessivo compulsivo, il quarto più diffuso disturbo psichiatrico al mondo, nonché il decimo disturbo più invalidante. La gravità e l’impatto sulla vita di questa patologia rendono evidente quanto sia importante poterne tenere sotto controllo i sintomi.
Durante lo studio sono state provate come efficaci alcune tecniche utili a contrastare molti disturbi e sintomi. I principali effetti positivi rilevati sono:
• gestione della paura
• calma di una mente in stato di rabbia
• focus di fronte alle sfide da affrontare
• capacità di passare da pensieri negativi a pensieri positivi.
La meditazione kundalini può inoltre essere utile per contrastare fobie, dipendenze, disturbi depressivi, dislessia, lutto, insonnia e disturbi del sonno.
Quale differenza tra meditazione kundalini e yoga kundalini?
Non sempre è facile comprendere quali differenze vi siano tra meditazione e yoga; esistono molte tipologie di pratica meditativa e molte tipologie di pratica yoga e, spesso, i loro nomi si intersecano. Questo capita proprio perché yoga e meditazione non sono sinonimi, ma sono termini fortemente connessi.
La meditazione è la pratica della concentrazione della mente su qualcosa di specifico, declinato in base al tipo di disciplina. Nella meditazione kundalini, ad esempio, la concentrazione è volta al risveglio dell’energia generatrice, mentre in altri tipi di meditazione, come la vipassana, l’obiettivo finale è la consapevolezza di sé e del mondo all’interno del momento presente.
Lo yoga, invece, è l’insieme di tutte le tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell’anima con l’energia universale. Dunque, il kundalini yoga è una disciplina che abbraccia al suo interno diverse pratiche, tra le quali – ma non solo – la meditazione kundalini.
Se la meditazione di per sé è uno strumento potente, lo yoga può esserlo ancora di più, unendo diversi strumenti per il raggiungimento di un unico obiettivo (in questo caso, il risveglio della kundalini).
La meditazione kundalini nello yoga
La meditazione kundalini è una delle pratiche che rientrano nella disciplina dello yoga. Con kundalini yoga si intendono infatti tutte quelle pratiche volte a preparare il corpo, la mente e lo spirito a un aumento di energia nel corpo, identificato come il risveglio della kundalini.
Il kundalini yoga associa alla pura meditazione anche pratiche più fisiche, sempre volte al risveglio energetico. Una seduta di kundalini yoga prevede l’unione di varie tecniche, tutte accomunate da un unico obiettivo.
Solitamente la pratica riunisce:
• Pranayama (tecniche di respirazione)
• Asana (posture)
• Meditazione
• Canti
• Kriya (tecniche di purificazione)
• pratica dei Bandha (sigilli energetici)
• Mudra (gesti delle mani o di tutto il corpo).
Si tratta quindi di momenti molto intensi, sia dal punto di vista emotivo, sia dal punto di vista spirituale. La pratica unisce il rilassamento, la respirazione e la meditazione a posizioni che stimolano il fluire dell’energia, favorendo al contempo il miglioramento della capacità di concentrazione e la percezione di uno stato di calma, di un allontanamento dallo stress quotidiano, dissolvendo dalla mente quei pensieri e quei processi che sono alla base delle emozioni negative.
Il risveglio della kundalini con il Kriya yoga
Lo yoga per il risveglio della kundalini coinvolge il corpo in movimenti determinati, ma non va considerato una ginnastica, quanto piuttosto una pratica che agisce sulla mente e sul corpo in correlazione. Queste figure vengono dette kriya e sono delle sequenze realizzate in concomitanza a determinate respirazioni.
Il kriya yoga è considerata una pratica volta al risveglio spirituale dalle origini estremamente antiche: parte dell’antica scienza del Raja Yoga, ed è menzionato da Patanjali negli Yoga Sutra e da Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Le sue posizioni sono tali per cui stimolano l’apertura dei canali spinali per il fluire dell’energia, che viene risvegliata attraverso la respirazione.
Possiamo identificare tre tipi di attività principali che si susseguono all’interno di una pratica di kriya yoga.
1. Esercizi di energizzazione
Sono esercizi psicofisici sviluppati da Paramahansa Yogananda nel 1916 per preparare il corpo alla meditazione. La loro pratica regolare consente di migliorare il rilassamento psicofisico e a sviluppare forza di volontà e capacità di concentrazione. Questi esercizi si fondano prevalentemente su tecniche di respirazione, che stimolano l’energia vitale a purificare e rinforzare il corpo. Sono esercizi dinamici, che aiutano a scaricare lo stress e le tensioni, rinvigorendo il corpo e liberando la mente. Per questo, vengono solitamente eseguiti all’inizio della pratica meditativa.
2. Concentrazione
Gli esercizi di concentrazione aiutano a sviluppare la concentrazione latente, imparando a eliminare le distrazioni e gli stimoli esterni, concentrandosi in modo univoco sul proprio obiettivo. Sono tecniche diffuse in ogni forma di meditazione: in alcune il focus è sui propri obiettivi, in altre sul flusso dei pensieri, in altre ancora sull’assenza di pensiero, sulle sensazioni del corpo o sulla respirazione. In ogni caso, ne deriva una capacità di concentrazione che risulterà utile anche nella vita di tutti i giorni, al di fuori della pratica meditativa.
3. Meditazione di Aum
Infine, la terza tipologia di attività meditativa compiuta all’interno della pratica dello yoga kriya è la tecnica di meditazione di Aum, che punta a liberare le massime potenzialità della concentrazione. Si tratta di esercizi volte a espandere la consapevolezza e la percezione di sé al di fuori dei limiti del corpo e della mente, percependosi come un tutt’uno con il mondo e l’universo infinito.
La meditazione kundalini è pericolosa? quali sono i rischi?
Se la meditazione kundalini permette di raggiungere uno stato più elevato della coscienza umana, ci sono anche possibili controindicazioni che la rendono una pratica da non affrontare alla leggera. Si tratta, infatti, di una pratica meditativa estremamente potente. Esistono molte leggende sul fatto che la pratica della meditazione kundalini o dello yoga kundalini possano risultare pericolosi, soprattutto in chi ci si avvicina per la prima volta, a causa della forza dell’energia che si tenta di sprigionare.
Tuttavia, mentre vi sono vari studi che ne dimostrano i benefici, non esistono prove scientifiche riguardo a possibili effetti collaterali nella pratica della meditazione kundalini o della ricerca del risveglio della kundalini.
Come ogni altra forma di yoga o di meditazione, le uniche controindicazioni riguardano le persone con gravi problemi di motricità, per le quali anche una forma di ginnastica dolce come lo yoga o l’assunzione di determinate posizione tipiche della meditazione possono risultare con effetti collaterali, ma in assenza di specifici disturbi la meditazione kundalini è da considerarsi sicura.