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Esistono molti tipi di meditazione e molte ragioni per le quali le persone le si avvicinano: c’è chi cerca di trovare momenti di pace e di rilassamento, chi desidera migliorare la propria capacità di concentrazione e di conoscenza di se stesso, chi ancora vi si approccia sfruttandola come metodo per la ricerca di una conoscenza profonda del mondo, proprio come sostengono molte filosofie e religioni antiche che rivestono di questo straordinario potere la pratica meditativa.

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Una delle tipologie di meditazione più profonda e toccante è certamente quella trascendentale, detta anche scienza dell’intelligenza: si tratta di una pratica di meditazione che, attraverso la concentrazione sul corpo, permette di alterare gli stati di coscienza e raggiungere un nuovo livello di consapevolezza. Vediamola nel dettaglio.

Cos’è la meditazione trascendentale e come è nata

Il fulcro della meditazione trascendentale è il potere di guarigione che ha il nostro corpo, in modo naturale e innato. In altre parole, questa forma meditativa si lega al pensiero secondo il quale il corpo ha delle doti di autoguarigione estremamente sviluppate, sufficienti per combattere i mali che possono colpirlo, che però non sappiamo sfruttare. La meditazione aiuta dunque a raggiungere un maggiore stato di consapevolezza delle proprie capacità e a liberare questo potenziale.

Maharishi MaheshQuesto tipo di meditazione e di concetto nascono in India, culla di moltissimi altri tipi di attività meditative.
Nel 1958, lo Yogi Maharishi Mahesh esporta la meditazione trascendentale in Occidente, dove per molti anni è stata scambiata per una filosofia orientale, a volte persino una religione.

Maharishi Mahesh avrebbe colto e sviluppato alcuni degli insegnamenti del movimento Advaita Vedanta induista, e avrebbe poi fondato il suo movimento dopo essersi laureato in fisica ed essersi trasferito in un monastero per studiare i principi dell’Advaita Vedanta con un maestro.

Dal 1956 inizia egli stesso ad insegnare col nome di Yogi Maharishi. Nel 1958 fonda un movimento che prende il nome di Movimento di Rigenerazione Spirituale. Dopo aver viaggiato in tutto il mondo, riesce a portare la meditazione trascendentale in diversi Paesi e a renderla conosciuta attraverso l’adesione al movimento di personaggi illustri, come i Beatles e Mia Farrow.

Dopo un periodo di ritiro in india, Maharishi torna in occidente, dove espone negli anni ‘70 il suo movimento come una “tecnica”, adattandolo ai valori della società contemporanea ed evitando così i concetti religiosi che potevano gravitare intorno alla pratica della meditazione.

Da allora, la meditazione trascendentale viene insegnata come una tecnica da cui trarre numerosi benefici olistici. Nel 1975 viene fondata l’Università Europea di Ricerca Maharishi (M.E.R.U.) in Svizzera e il movimento comincia a diffondersi anche nelle scuole pubbliche, nell’esercito e in altri enti, non senza alcune proteste che vedevano in questo movimento un filone religioso malcelato.

Quindi, si tratta di una logica, una filosofia o una religione?

A ben vedere, la meditazione trascendentale non è nulla di tutto ciò: si tratta, semplicemente, di un metodo!
Il metodo sviluppato dallo Yogi Maharishi Mahesh ha l’ambizione di insegnare ad arrivare ad un benessere psicologico e anche fisico solo grazie alla meditazione stessa. In questo modo, con mente tranquilla e corpo sano, anche la qualità della vita di tutti i giorni migliora notevolmente.

Chi la pratica sostiene che la meditazione trascendentale sia naturale, rilassante e giovi molto sotto ogni aspetto: la concentrazione o il controllo della propria mente non sono, del resto, attività che risultano “naturali”.L pratica della trascendenza è, invece, lo svolgimento necessario del pensiero.

Cosa significa trascendere?

Al contrario di molti altri tipi di meditazione, quella trascendentale non gira attorno all’attività di contemplazione di ciò che ci circonda e nemmeno prescrive di concentrarsi su pensieri particolari. Secondo questo metodo, con la pratica la mente riesca a trascendere, quindi ad andare oltre, quasi innalzarsi al di sopra di ogni cosa terrena e materiale.

Ogni azione, contesto, situazione o progetto viene “lasciato indietro”, per lasciare alla mente la possibilità di innalzarsi e risalire la corrente del pensiero fino alla sua fonte. Maharishi Mahesh chiama questa risalita alla nascita del pensiero “quarto stato di coscienza”.

Non bisogna tuttavia confondere questo tipo di stato di coscienza con i momenti in cui la mente è libera di vagare (il sonno, o l’immaginazione): il quarto stato di coscienza è un’attività controllata, che permette al corpo e alla mente di ricaricarsi, per recuperare le energie perdute durante il normale svolgersi della quotidianità.

Questa speciale tecnica viene rivelata, secondo tradizione, solo ed esclusivamente tramite l’insegnamento. L’insegnante di norma è stato allievo di Maharishi Mahesh e può tramandare i metodi della meditazione trascendentale solo oralmente ed individualmente.

Per affinare il metodo di ricerca della mente verso la sorgente del pensiero, i maestri consigliano la pratica della meditazione ben due volte al giorno, per circa venti minuti. Normalmente, durante questo lasso di tempo, il praticante è seduto con gli occhi chiusi. Lo guida attraverso la trascendenza un suono mentale imparato in precedenza dall’insegnante.

Trascendere: un concetto profondo

Come abbiamo accennato, secondo gli insegnamenti di Maharishi Mahesh, il nostro corpo può essere “educato” alla capacità di guarire se stesso e questa capacità sarebbe di gran lunga superiore alle nostre aspettative.

Secondo questo pensiero, per avviarsi sulla strada dell’auto-guarigione sono necessarie della buone basi, un buon insegnante e, soprattutto, pratica e tecnica.

meditazione trascendentaleEffettivamente diversi studi negli anni hanno rivelato che il rapporto tra meditazione trascendentale e benessere psico-fisico è stretto e dipendente. Attraverso i momenti studiati nella meditazione, gli strumenti scientifici hanno potuto certificare non solo che le fasi di riposo sono molto più profonde di alcune fasi del sonno, ma che il cervello intraprende uno sviluppo complesso, totale, olistico.

Insomma, il rilassamento ottenuto tramite la trascendenza del pensiero favorisce la produzione di ormoni della felicità; di contro, il numero di ormoni dello stress cala sostanzialmente, mentre le onde cerebrali misurate con EEG dimostrano coerenza di pensiero e sviluppo di connessioni per nulla scontate.

Quali benefici offre la meditazione trascendentale?

Pensate che negli anni i metodi e la tecnica legati alla meditazione trascendentale sono stati oggetto di ben 524 ricerche scientifiche! Le ricerche in questione sono state pubblicate in 160 riviste scientifiche specializzate e, tra queste ricerche, 364 sono state pubblicate su alcune tra le più autorevoli riviste scientifiche revisionate dai pari (i membri della comunità scientifica), quali, ad esempio, Science e Scientific American.

Erano gli anni 1970 quando vennero pubblicati i primi articoli scientifici sugli effetti di questo tipo di meditazione: i risultati legati alla diminuzione dello stress erano straordinari. Ciò che i maestri e i sostenitori individuano come “quarto stato di coscienza” o di “trascendenza”, qualcosa di cui parleremo più avanti, è stato individuato nel 1971 proprio nelle ricerche di tre medici di Harvard, che l’hanno definitostato di veglia ipometabolico, diverso da tre tipi di sonno/veglia.

Vediamo nello specifico i benefici della meditazione trascendentale, specificando che, se accompagnata da uno stile di vita sano ed equilibrato, la meditazione può davvero cambiare il vostro stile di vita.

La trascendenza del pensiero, quando riusciamo ad innalzare la mente oltre il fisico, avviene in un profondo silenzio interiore. Una tranquillità completa, naturale, facile e giusta. Non si tratta, però, di mettere a tacere i pensieri: tutt’altro. Si tratta di oltrepassarli, procedere fino a quando la mente li trascende completamente, lasciando anche il corpo in uno stato di totale rilassamento. Questo stato è più profondo del sonno, e lascia sia mente che corpo rinvigoriti e riposati.

Lasciare andare i pensieri, lo stress, significa lasciarsi alle spalle i pesi psichici e fisici di tutti i giorni, esattamente come accade quando ci addormentiamo. Per questo la meditazione trascendentale ha un tale impatto sul benessere di chi la pratica!

Molto interessante è anche l’esempio di una ricerca svoltasi insieme ad alcuni veterani di guerra. Grazie alla pratica della meditazione trascendentale e la ripetizione di mantra, nei veterani è stata misurata una riduzione sostanziale del Disturbo Post Traumatico da Stress e della depressione: questo dopo sei settimane di pratica dietro consiglio di insegnanti preparati.

Quindi, trascendere è a tutti gli effetti un esercizio di felicità interiore, progettabile e misurabile nel tempo. La pratica di questo esercizio contrasta e annulla gli effetti dello stress sul cervello, sui muscoli, sull’espressione del viso, sul cuore e sulla mente. Aiuta la produzione della serotonina (l’ormone della felicità), porta grandi benefici al sistema cardiovascolare e a quello nervoso.

In particolare, la meditazione trascendentale si è rivelata utile nel contrastare l’ipertensione e nel prevenire problematiche cardiache, migliorando la reattività cardiovascolare negli adolescenti.

Atri benefici della meditazione

Ci sono moltissimi benefici che, come abbiamo accennato, emergono con la pratica meditativa. La riduzione dello stress, certificata da studi che sono stati fatti su vari tipi di meditazione, è sicuramente tra questi. Trovare un momento di raccoglimento, anche solo di una ventina di minuti, un momento dedicato solo a se stessi, in cui si riflette e si medita, appunto, su temi particolari o sulla vita nel senso più generale del termine.

Riuscire a ritagliarsi quei venti minuti significa farsi un dono, un regalo speciale da custodire e implementare attraverso la pratica. Lo stress, le preoccupazioni, i livelli di ormoni “buoni” e “cattivi” si regoleranno, donando sia al corpo che alla mente un senso di profondo relax e tranquillità.

Un interessante studio si è concentrato sulla riduzione dello stress su un campione di studenti appartenenti a una minoranza etnica. Questa situazione può provocare stress derivante dalle relazioni sociali, dalla discriminazione e dal dover quotidianamente affrontare differenze culturali.

I benefici della meditazione trascendentale sul modo in cui gli studenti rispondono allo stress sono stati confermati in modo netto: dopo solo 4 mesi, gli studenti hanno mostrato non solo minori livelli di stress, ma anche un aumento delle capacità di concentrazione e del rendimento scolastico.

Il secondo grande beneficio, di cui parleremo approfonditamente più avanti, è quello di poter costruire, attraverso la meditazione su particolari pensieri, un’ottima consapevolezza di sé. Come un muscolo, l’autostima e la consapevolezza vanno allenate per non farsi sorprendere impreparati di fronte alle avversità della vita.

La meditazione giova moltissimo a questa pratica, favorendo la conoscenza dell’io più profondo, dei desideri e dei bisogni che normalmente, nella frenesia di tutti i giorni, non ci fermiamo ad osservare.

Il risultato è la crescita della comprensione e, quindi, della consapevolezza di sé all’interno del nostro costrutto emotivo e sociale. Questo porta anche a capire come godere del momento presente, uno dei consigli che i maestri di meditazione di tutto il mondo distribuiscono più spesso: una cosa fondamentale per il benessere psico-fisico.

Passiamo ai benefici che la meditazione, in generale, apporta al corpo: uno dei primi è il benessere e l’incremento delle difese immunitarie. Sembra impossibile, ma è proprio così! La meditazione rafforza il sistema immunitario del nostro corpo grazie al rilassamento e alla riorganizzazione dei pensieri. Difese immunitarie più forti significano ottima difesa contro varie malattie comuni, come ad esempio l’influenza, le infiammazioni, le affezioni delle vie respiratorie. Abbinare la meditazione ad una dieta equilibrata e sana, poi, favorisce sotto tutti i punti di vista il nostro organismo.

Questo beneficio è riscontrabile praticando qualsiasi tipo di pratica meditativa, sia essa la meditazione trascendentale sia altro, poiché tutte le discipline sono accomunate dal rilassamento e dalla concentrazione che porta a liberarsi del peso dei pensieri che causano stress, preoccupazione, agitazione, portando a un migliore equilibrio psichico che si riflette poi sul piano fisico.

Un beneficio legato al corpo è anche quello del dolore fisico: la meditazione riduce il dolore. La pratica diligente della meditazione, ripetuta anche tutto i giorni, consente, secondo alcuni ricercatori del North Carolina, di ridurre la sensazione di dolore fisico. Com’è possibile?

Secondo gli studiosi, che per arrivare a questa conclusione hanno condotto uno studio su un gruppo di persone presso il Wake Forest Baptist Medical Center, i partecipanti hanno avvertito un calo del dolore fisico dopo alcune lezioni di meditazione. Le lezioni duravano almeno 20 minuti, e i benefici sono stati imputati alle tecniche di rilassamento dei muscoli.

Un altro studio legato ai problemi del sistema circolatorio che vorremmo qui citare è quello generato dall’American Heart Association (AHA), che ha pubblicato un’analisi frutto di 40 anni di ricerca su ogni metodo esistente per ridurre la pressione sanguigna.

La conclusione dell’AHA sulle numerose tecniche di benessere è quella che la meditazione – e nello specifico la meditazione trascendentale, per il suo metodo introspettivo – è l’unica tecnica sperimentata che dia effetti reali, misurabili e stabili nel tempo. Nella pubblicazione si dà quindi ai medici l’approvazione dell’associazione di utilizzare la meditazione trascendentale come metodo di trattamento clinico per la pressione alta!

Come funziona esattamente la meditazione sulla pressione sanguigna?

Durante la fase di trascendenza, viene raggiunto uno stato di coscienza attraverso la meditazione stessa. Questo stato particolare coincide con un profondo ed avvolgente rilassamento: proprio questo momento di trascendenza fa sì che la pressione sanguigna si riduca, si regoli e si abbia l’attivazione della potente capacità del corpo di guarire se stesso. Ovviamente, come si può capire, con la pratica regolare della meditazione trascendentale si ottengono tali benefici nel tempo, affinando la capacità di rimanere più rilassati anche al di fuori della meditazione, riducendo quindi definitivamente la pressione sanguigna.

Come si pratica la meditazione trascendentale: ambiente e postura

meditazione trascendentaleLa pratica della meditazione trascendentale è consigliata a partire dagli insegnamenti di un insegnante qualificato, in un ambiente di apprendimento. Nonostante ciò, ci sono alcune linee guida per cominciare ad avvicinarsi a tale metodo: in questo modo è possibile prendere dimestichezza con la pratica.

Iniziare a meditare, infatti, non è semplice per tutti: mantenere la concentrazione a lungo, in un mondo dominato dagli stimoli continui, può inizialmente risultare difficoltoso.

Le abilità, in tal senso, migliorano con la pratica continua e regolare. Si può quindi iniziare con sedute brevi per poi aumentare la loro durata gradualmente, mano a mano che ci si sentirà sempre più a proprio agio con la pratica meditativa.

Come prima cosa, va detto che ad ogni studente l’insegnante affida un mantra (ovvero una formula ripetuta più volte per facilitare la meditazione, ne parleremo più avanti).
Ogni mantra è pensato per lo studente, è personale, denso di significato e molto utile.
Serve per elevare il pensiero e cominciare la fase di trascendenza.
Tuttavia, una volta acquisite le tecniche di base, si può continuare in autonomia con la meditazione, a patto di rispettare alcuni canoni di postura e ambiente.

Qual è la posizione corretta?

La posizione ideale per la pratica della meditazione trascendentale è classica, ovvero a figura seduta su una sedia, un cuscino o uno sgabello, la schiena e le gambe che creano un angolo retto. La schiena non deve appoggiarsi allo schienale ma ergersi dritta in modo autonomo quasi fosse tirata da un filo invisibile sul capo, mentre i piedi vanno posati a terra. Le braccia, invece, restano morbide e rilassate. I palmi delle mani sono rivolti verso il basso, preferibilmente posati sulle cosce.

Il mento va inclinato dolcemente e leggermente verso il petto, mantenendo gli occhi chiusi. Andrebbero indossati dei vestiti larghi e comodi, per permettere al flusso sanguigno di circolare senza limitazioni e alle energie di espandersi in tutto il corpo.

L’ambiente ideale per meditare

Ricordiamo che la meditazione trascendentale consiste in un sottile equilibrio tra stato di coscienza e non, tra elevazione dai pensieri legati al presente e alla fisicità e la sorgente di quegli stessi pensieri. Va coltivata in un ambiente silenzioso, tranquillo, sicuro. Bisogna essere certi di non venire disturbati da rumori o interruzioni di sorta, come un artista in fase di creazione. Inoltre è molto importante che la stanza sia ben areata, in modo che il ricambio di ossigeno stimoli l’attività cerebrale.

Consigliamo inoltre di evitare di trovarsi vicino a fonti di eccessivo calore, come stufe o termosifoni. Il luogo scelto dovrebbe essere caloroso, accogliente, dare un senso di sicurezza e tranquillità. In questo modo, sensazioni positive colpiranno il vostro subconscio prima, durante e dopo la meditazione trascendentale.

Buona pratica è quella di munirsi di incenso o candele da accendere per rilassare la mente e il corpo. Dopo aver sistemato la postazione, si procede alla respirazione, primo e fondamentale passo di ingresso nella pratica della meditazione. Si può accendere dell’incenso che aiuta a rilassare il corpo, dopodiché sarà possibile procedere con la respirazione, fenomeno tanto abituale quanto inconsapevole che però nella meditazione trascendentale ha un ruolo essenziale a tal punto da diventare conscio.

Tecniche di meditazione trascendentale

Per prepararsi alla meditazione, consigliamo di concentrarsi, appunto, principalmente sulla respirazione. L’aria che entra nei polmoni, li gonfia, e quella che ne esce, in un circolo naturale, rilassante, che va visualizzato attraverso immagini mentali, per focalizzare l’attenzione ancora di più sullo stato del proprio corpo. Dopo alcuni cicli di respirazione, il ritmo personale verrà rispettato senza difficoltà. Il respiro si regolarizza ed armonizza, lasciando il corpo rilassato e la mente libera.

Solo quando si diventa padroni di questo ciclo si comincia a ripetere il proprio mantra. Ricordiamo che il mantra è personale e ha la funzione di liberare i pensieri per arrivare al cuore più profondo della coscienza. Questo è il punto più critico, secondo gli insegnanti: chi medita deve concentrarsi su ciò che desidera con più intensità, sul suo desiderio più attuale e recondito, visualizzandolo nella mente come se fosse già avvenuto, in una specie di sogno ad occhi aperti.

Si medita sulle emozioni che si proverebbero, sugli odori, sui suoni di quello specifico istante, su cosa accadrebbe nella nostra mente e nel nostro corpo. SI tratta a tutti gli effetti di convincere se stessi, quasi di suggestionarsi in maniera positiva e virtuosa per perseguire i propri obiettivi. Si può davvero ottenere ciò che si desidera, noi abbiamo tutti gli strumenti proprio nella mente e nel corpo: questo viene ricordato durante la meditazione trascendentale. Spesso la vicinanza dell’oggetto (o del desiderio in generale) viene immaginata con tale precisione da avvertire la sua presenza in maniera fisica, attuale.

Cosa si ottiene in questo modo? Visualizzare i propri desideri e obiettivi aiuta il cervello a prepararsi: si attiva un meccanismo di crescita virtuosa che prepara mente e corpo alla venuta del desiderio in questione, come se facesse già parte della propria vita. Lo si richiama, lo si stringe a sè e in questo modo lo si identifica e focalizza.

Come anticipato, la frequenza consigliata è ogni giorno, con almeno due sessioni da venti minuti ciascuna. Importante è non superare mai la mezz’ora di meditazione, per non impegnare eccessivamente il corpo con la postura.

La meditazione trascendentale e i mantra

Li abbiamo nominati più volte, sono fondamentali nell’esercizio della meditazione trascendentale.
Nell’atto della meditazione il mantra è semplicemente un suono, una vibrazione che parte da dentro e che permette di liberare la mente dai costrutti e dagli schemi della realtà.
Ma come funziona esattamente?

I mantra sono definiti suoni vibrazionali, perché mettono in funzione grazie alla loro corretta pronuncia proprio la vibrazione non solo delle corde vocali, ma di tutto il corpo. La vibrazione differisce da mantra a mantra, e così l’effetto che ne consegue. Il suono del mantra è detto archetipale, perché nasce da costrutti primordiali. Differisce dalla scrittura e dalla parola, nasce prima di esse e si aggrappa alla coscienza più profonda del nostro io.

Il compito principale del mantra, specialmente nell’ambito della meditazione trascendentale, è quello di fungere come amplificatore spirituale. Si ripetono parole e vibrazioni specifiche, con ritmi sostenuti, e queste ripetizioni permettono a chi medita di concentrarsi sulla trascendenza del pensiero.

Cosa sono i mantra e a cosa servono

Il mantra è una parola che deriva dal maschile sanscrito, nello specifico dall’unione di due parole: il verbo man, che significa pensare nell’accezione più olistica e spirituale del termine, pensare come anima vivente, unito al suffisso tra, termine che evidenzia l’azione. Ci sono tracce anche di una differente etimologia che farebbe coincidere quest’ultimo termina all’aggettivo che definisce la protezione, quindi “che protegge”. Riprendendo i termini ancestrali, abbiamo che la parola mantra significa un “pensiero che offre protezione”.

Nella sua accezione più primordiale, “mantra” indica fondamentalmente un “veicolo o strumento del pensiero o del pensare”. Si potrebbe dire, in definitiva, che il mantra è una vera e propria espressione sacra!

Nell’ambito della meditazione un mantra è una formula verbale, quasi sempre in sanscrito, che viene ripetuta per un dato numero di volte con lo scopo di ottenere un preciso effetto, che può essere mentale, fisico, energetico o altro. Vediamo come funziona un mantra per la meditazione.

A cosa servono i mantra?

Anche se sembrano lontani dalla cultura occidentale, nonostante a volte non ne comprendiamo appieno il significato o, addirittura, non li riusciamo a tradurre totalmente, il mantra con la sua particolare vibrazione è un’ottima cura per il nostro corpo.

Se ripetuto come da insegnamento, apporta moltissimi benefici sullo spirito, sulla mente, sugli organi del corpo e sul benessere in generale. La sua ripetizione fatta di singole sillabe è capace di placare gli stati di stress della mente, un po’ come una litania, o una ninna nanna. Non è importante dunque che il suo significato sia sempre compreso chiaramente dalla mente: è più un modo per allinearla al corpo e creare una sensazione di equilibrio, allontanando ogni altra distrazione.

Esempi di mantra per la meditazione trascendentale

Abbiamo visto cosa significa recitare un mantra, da dove deriva questa parola e le sue ripercussioni positive sul corpo e la mente attraverso la meditazione. Nella meditazione trascendentale, i benefici apportati dalla ripetizione del mantra, fulcro necessario per la preparazione della mente nel trascendere il pensiero ed arrivare alla sorgente dello stesso, sono principalmente tre:

Un profondo stato di riposo, che abbiamo detto essere superiore al normale rilassamento, a volte anche più benefico del sonno, a livello sia cerebrale che spirituale;
Un notevole aumento nella produzione degli ormoni della felicità, come le ricerche hanno dimostrato, e un abbattimento consequenziale dell’ormone dello stress;
Aumento della consapevolezza del sé, dell’autostima, della concezione della propria presenza qui ed ora.

meditazione trascendentalePer la meditazione trascendentale, come per la maggior parte delle tipologie di meditazione, è bene recitare un mantra di cui si conosce il significato.
Conoscere il significato delle parole ci aiuta a comprenderle fino in fondo, prenderne atto, incorporarle e viverle. Farle nostre e vibrare con esse, mente e corpo.

Se, in alternativa, volete usare come da tradizione dei mantra in sanscrito, allora è probabile che non padroneggiate la lingua. In questo caso, è bene ricercare il significato del mantra nella nostra lingua, anche tramite una semplice ricerca online, e meditare su quelle parole.

Quali mantra possiamo quindi utilizzare per cominciare a conosere la meditazione trascendentale?

Di base esistono 6 mantra accessibili al neofita della meditazione. Per chi non avesse ancora trovato il suo, o per chi volesse avvicinarsi alla pratica della meditazione, questi mantra sono universali e pregni di significato.

1. Om

Questo è il mantra più comune, senza dubbio, in tutte le pratiche di meditazione.
L’OM è una vera invocazione del nostro lato divino. Dalla posizione indicata prima (schiena dritta, perpendicolare alle gambe, occhi chiusi), recitatelo lentamente, concentrandovi sul respiro, in maniera ritmica e ripetendolo con cadenza. Consigliamo di ripeterlo per una decina di minuti circa, mentre ad ogni ripetizione noterete che state interiorizzando sempre più l’OM. Acquisirete l’equilibrio del vostro respiro, della postura, la coscienza della tranquillità intorno a voi e della mente che pian piano si placa.

2. Il Rosario

Il secondo tipo di ripetizione tratta di un mantra adatto a chi è di religione cattolica, a chi pratica questo tipo di fede. In prima battuta, la recitazione del Rosario non sembrerebbe un mantra vero e proprio. Nonostante ciò, nella meditazione trascendentale la recitazione del Rosario è utilizzata da secoli. Infatti essa è utile ai fini della meditazione, soprattutto la lunga durata permette una vera, piena immersione nelle parole e nelle vibrazioni prodotte.

3. Il mantra del Pellegrino Russo

Il mantra del Pellegrino Russo è, come il Rosario, un mantra di derivazione cattolica.
Ecco come recita: “Signore Gesù Cristo abbi pietà di me”.
Cosa significa? Nell’ottica del Pellegrino, la recitazione di questo mantra è quella di ricordargli sempre la sua condizione di umiltà e gratitudine di fronte alla volontà e al bene supremo. Il mantra è anche un modo per invocare la pietà e la benevolenza di qualcosa di più grande.

4. Pace e Amore

Siamo ora in una dimensione e cultura più laica. Il mantra che qui nominiamo “Pace e Amore” è profondo, potente, avvolgente. Evoca fondamentalmente due concetti necessari, due veri e propri cardini alla base dell’equilibrio personale e universale. Le due parole dense di significato ed emozione vanno collegate con la respirazione modulata e ritmata, potete inspirare sulla prima ed espirare sulla seconda a vostro ritmo: un po’ come assorbire pace e restituire amore.

5. Io sono Buddha

Il mantra “Io sono Buddha” è un’altra ripetizione davvero efficace. Conduce alla consapevolezza dei sensi e della spiritualità. Va recitata alla luce del fatto che Buddha, in questo caso, simboleggia il lato più elevato, più divino ed illuminato di noi stessi, l’ambizione a cui arrivare tramite la meditazione.

6. “Io sono uno”

Molto simile a “Io Sono Buddha”, questo mantra è invece un’alternativa che ha più o meno la stessa efficacia, ma ci permette di entrare in contatto profondo con noi stessi: affermiamo il nostro sé nel qui ed ora, lasciandolo vibrare.

Gli stati di coscienza

Abbiamo accennato allo stato di coscienza tipico del momento in cui la mente trascende i pensieri, raggiungendo l’ideale nella meditazione trascendentale.
Approfondiamo il tema, e spieghiamo nello specifico quali sono gli stati di coscienza che necessariamente vanno attraversati durante la meditazione, nell’ottica sia di impararla con un maestro sia di provare a sperimentare questa attività in solitaria.
Maharishi Mahesh Yogi, il fondatore di questa tecnica, ha fornito a suoi proseliti una conoscenza dettagliata, sistematica e profonda di questi stati dello sviluppo del pensiero.

L’approccio di Maharishi Mahesh si può dire scientifico, e viaggia attraverso la descrizione di sette stati di coscienza. Ogni stato di coscienza corrispondente ad uno stato fisiologico che si presenta durante la meditazione, e offre gli strumenti teorici e pratici per lo sviluppo nella nostra consapevolezza, oltre che della pratica della meditazione trascendentale.
Durante questo tipo di meditazione, la mente viene allenata proprio per “scalare” attraverso questi stati di coscienza, favorendo così l’autosviluppo, la gestione di forti responsabilità quotidiane, di forti situazioni stressanti o attività molto intense.

Ecco i primi tre stati di coscienza, comunemente noti come:
1. Stato di sonno
2. Stato di sogno
3. Stato di veglia.

Questi i comuni stati di coscienza, che sperimentiamo ogni giorno e ogni notte. Nella storia della filosofia e della meditazione, alcune persone dalla straordinaria intuizione hanno identificato livelli di realtà più elevati, che permettono di raggiungere una maggiore consapevolezza di sé e del mondo. Esistono dunque altri stati che vanno oltre le semplici differenze tra il sonno e la veglia. Attraverso una giusta educazione alla meditazione e una pratica corretta, sviluppare i rimanenti quattro stati di coscienza superiori è possibile.
Elenchiamoli:

4. Coscienza trascendentale: Si tratta del quarto stato di coscienza, che si attiva nel momento in cui dalla meditazione passiamo alla trascendenza del pensiero.

Viene descritto come “assenza di mantra e di pensiero”, “ordine perfetto della mente”, o “consapevolezza illimitata”. Nell’antica letteratura dello Yoga, questa esperienza viene descritta come “samadhi”.

Abbiamo detto che trascendere vuol dire lasciare che la mente si elevi al di sopra di ogni pensiero o attività mentale, di tutte le percezioni, e quindi sperimentare il silenzio pregno solo di pura consapevolezza o coscienza. Una coscienza sola, consapevole solo di se stessa, una specie di vigilanza interiore. Questo stato, come detto, è accompagnato da un profondo rilassamento psico-fisico.
Un metodo universale, quindi, del tutto naturale per sperimentare la sensazione rivitalizzante del quarto stato di coscienza.

5. Coscienza cosmica: Il quinto stato di coscienza si ha nel momento in cui la coscienza trascendentale è stabilizzata. Tramite la pratica quotidiana e selettiva della meditazione trascendentale (come dicevamo si consiglia per due volte al giorno, meno di 30 minuti a volta), il sistema nervoso viene purificato da stress esterni e interni, da pressioni e preoccupazioni. In questo modo il corpo mantiene una pura consapevolezza anche al di fuori della meditazione, mentre si è impegnati nell’attività quotidiana.

Ciò significa che la vigilanza che impariamo ad avere con la meditazione trascendentale interviene anche durante gli stati di veglia, sogno e sonno. La mente nella sua completezza, dall’attività al silenzio, è ora incline alla consapevolezza.
Questo stato viene anche chiamato dell’“autorealizzazione”: il momento in cui chi medita realizza la sua natura interiore, l’essenza di se stesso, la sua complessità.

In questo stato di coscienza è come se nulla, intorno a noi, potesse toccarci o sopraffarci. Inoltre, i maestri ci insegnano che la coscienza cosmica è soprattutto la prima tappa verso l’illuminazione: vivendo in questo stato elevato di coscienza, si riesce a dare maggior valore e gratitudine persino alle piccole cose della vita.

Proprio qui insorgono le piene potenzialità della mente, dell’intelligenza creativa, degli stimoli che si riescono finalmente a cogliere. Tutto questo sta già dentro ognuno di noi, è a nostra disposizione, va solo colto. La vita viene insomma vista attraverso uno stato di perenne felicità e benessere, in cui tutti i pensieri, le parole e le azioni vanno a sostenere le proprie scelte, la propria autonomia, la stima di se stessi.

6. Coscienza cosmica raffinata: Parliamo qui di una fase davvero avanzata nella pratica della meditazione trascendentale. Con l’uso di tecniche appunto elevate, accade che le percezioni mentali e sensoriali crescono, si definiscono e diventano così sempre più chiare e raffinate. Con il procedere del tempo, questo rende possibile avere esperienze più profonde e ricche nella vita quotidiana.

Questo stato di coscienza è sempre legato al quinto – coscienza cosmica -, ma ad un livello superiore: da qui il termine raffinata. Quando i sensi si affinano, si avvertono valori più profondi, che prima era difficile cogliere, ecco dove si raffina la coscienza. In questa fase della coscienza cosmica, le azioni e gli accadimenti di ogni giorno hanno un fascino ed un valore assai profondo, pregno di significato, denso alle nostre percezioni.

7. Coscienza di unità: Arriviamo all’ultimo stato di coscienza, detto “supremo”. Uno stato in cui l’esperienza umana, ciò che viviamo, che percepiamo, è riconosciuto dalla nostra mente come un unico, l’unica espressione della vita, che è unita e fondamentale. L’illuminazione è evidente sia a livello intellettuale, che nell’esperienza diretta. La propria coscienza diventa una, trascendentale, sta alla base di tutta la creazione.

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